29 marzo 2006

Milan Kundera "La vita è altrove"

Quando l'amante toccava il suo corpo nudo, lei provava sempre un senso di vergogna; il reciproco avvicinarsi era sempre il superamento di un'estraneità, e l'attimo dell'unione era inebriante proprio perché si trattava di un attimo soltanto. Il pudore non si assopiva mai, anzi rendeva l'amore eccitante, ma al tempo stesso sorvegliava il corpo perché non si abbandonasse completamente.

"Voglio solo che tu mi regali la tua libertà, la tua libertà intima e totale!"

"Il peggio non è che il mondo non sia libero, ma che la gente abbia disimparato la libertà".

E non c'è niente di più bello dell'attimo che precede la partenza, l'attimo in cui l'orizzonte del domani viene a farci visita per raccontare le sue promesse.

Pensate che il passato, solo perché è già stato, sia compiuto e immutabile? Ah no, il suo abito è fatto di taffetà cangiante, e ogni volta che ci voltiamo a guardarlo lo vediamo con colori diversi. Ancora poco tempo prima lei si rimproverava di aver tradito il marito a causa del pittore, e adesso si strappava i capelli per aver tradito il suo unico amore a causa del marito.
Come era vigliacca! Il suo ingegnere viveva una grande storia romantica e a lei lasciava solo le briciole della vita quotidiana, come a una cameriera. E lei era stata così piena di timori e di rimorsi di coscienza che l'avventura col pittore le era passata sopra e non c'era stato neanche il tempo di viverla. Ma adesso le era chiarissimo: Aveva gettato via l'unica grande occasione che la vita avesse offerto al suo cuore.
Si mise a pensare al pittore con una continuità ossessiva. La cosa curiosa era che nei suoi ricordi non lo rivedeva sullo sfondo dello studio praghese, dove aveva vissuto con lui giorni di amore sensuale, ma sullo sfondo di un paesaggio dai colori pastello, con un fiume, una barca e le arcate rinascimentali di una cittadina termale. Ritrovava il suo paradiso del cuore in quelle placide settimane di villeggiatura, quando l'amore non era ancora nato, ma era appena stato concepito. Aveva voglia di andare dal pittore per chiedergli di tornare laggiù insieme con lei, di ricominciare a vivere la storia del loro amore e viverla su quello sfondo color pastello, liberamente, allegramente e senza inibizioni.
Un giorno salì all'ultimo piano, fino alla porta del suo appartamento. Ma non suonò, perché all'interno le giunse una voce femminile.
Poi camminò su e giù davanti alla casa, a lungo, finché non lo vide; aveva come sempre il soprabito di pelle e teneva sottobraccio una giovane donna che stava accompagnando alla fermata del tram. Quando tornò indietro gli si fece incontro. Lui la riconobbe e la salutò con aria sorpresa. Finse di essere sorpresa anche lei da quell'incontro casuale. Lui la invità a casa. Il suo cuore si mise a battere all'impazzata; sapeva che al primo fugace contatto si sarebbe sciolta tra le braccia del pittore.
Lui le offrì del vino; le mostrò dei nuovi quadri; le sorrideva amichevolmente come si sorride al passato; non la sfiorò una sola volta e poi l'accompagnò fino alla fermata del tram.

Non desiderava la nudità di un corpo di ragazza; desiderava un viso di ragazza illuminato dalla nudità del corpo.

Una caduta che eternamente cade dentro il corpo di lei.

La libertà comincia là dove l'uomo viene sputato sulla terra dal cielo e posa il piede sul mondo senza il minimo sentimento di gratitudine.

Capiva che veramente adulto è solo chi è libero padrone di uno spazio chiuso dove può fare tutto quello che vuole senza essere osservato né controllato da nessuno.

Baudelaire: "Bisogna essere sempre ubriachi... di vino, di poesia o di virtù, a vostra scelta". Il lirismo è ebbrezza, e l'uomo si ubriaca per potersi fondere più facilmente col mondo.

Si rendeva conto che sarebbe rimasto solo con la ragazza, che era seduta in una larga poltrona, le gambe incrociate sotto di sé, i capelli neri sciolti sulle spalle e gli occhi immobili fissi su di lui...
La storia di due esseri che stanno per diventare amanti è così eterna, che possiamo quasi dimenticare l'epoca in cui si volge.

L'abisso della solitudine.

Anche una sola stellina, quando è bruscamente strappata dal suo posto, può spezzare in modo sgradevole l'armonia di un universo.

23 marzo 2006

tops diane

Mel Gibson "Braveheart"

Tutti muoiono, però non tutti vivono veramente.

16 marzo 2006

07 marzo 2006

05 marzo 2006

Milan Kundera "Lo scherzo"

Cominciai a capire che non esisteva alcuna forza in grado di mutare l'immagine della mia persona posta in chissà quale sala suprema dove si decidono i destini umani; capii che quell'immagine (pur non somigliandomi in nulla) era di gran lunga più reale di quanto lo fossi io stesso; che non era affatto la mia ombra, ma ero invece io l'ombra di quell'immagine; che non era possibile accusarla di non somigliarmi, perché il colpevole di quella non somiglianza ero io; e che quella non somiglianza era la mia croce, una croce che non potevo scaricare addosso a nessuno e che dovevo continuare a portare.

Non è colpa dei giovani se recitano; sono incompleti, ma vengono gettati in un monedo già completo e devono agire come se fossero completi anche loro. Si affrettano perciò a usare le forme, i modelli e gli esempi che trovano piacevoli, quelli che sono di moda, quelli che stanno loro bene - e recitano.

Pronunciando parole imparate a memoria e capite solo a metà.

Quanto più a lungo rimanevano tagliati fuori dal mondo e dalle donne, tanto più si parlava di donne, fin nei minimi particolari, fin nei minimi dettagli.

Non so resistere ai più deboli. E dal momento che raggiungo il metro e novanta e con una mano sollevo un sacco da un quintale, in tutta la mia vita non ho ancora trovato nessuno a cui potermi opporre.

Essere coraggiosi nella solitudine, senza testimoni, senza il premio di un consenso, soli davanti a se stessi, richiede un grande coraggio e una grande forza.

A condannare un uomo alla solitudine non sono i suoi nemici ma i suoi amici.

Sono ormai così corrotto dalla diffidenza che, se qualcuno mi confessa che cosa gli piace o non gli piace, non lo prendo affatto sul serio, o per meglio dire considero ogni cosa semplicemente come testimonianza dell'immagine che egli vuol dare di sé.

Mi stupii nuovamente dell'incredibile capacità umana di trasformare la realtà nell'immagine dei propri desideri.

L'amore fisico solo raramente si confonde con l'amore dell'anima. Che cosa fa, in realtà, l'anima mentre il corpo si unisce (con un movimento così antico, comune e invariabile) con un altro corpo? Che cosa riesce a immaginare in quegli istanti, mentre mostra ancora una volta la sua superiorità sull'immutabile monotonia della vita del corpo! Di che disprezzo è capace verso il corpo, che le serve (insieme con quello che ha davanti a sé) solo come un modello per forsennate fantasie, mille volte più corporee dei due corpi stessi! O, al contrario: come sa svilirlo, abbandonandolo alla sua oscillazione, mentre col pensiero (già stanco dei capricci del corpo) corre da tutt'altra parte: a una partita a scacchi, al ricordo di un pranzo, a un libro iniziato...

Finché la gente riesce a trasferirsi con la fantasia nel regno delle fiabe, è piena do nobiltà d'animo, di compassione e di poesia. (Nel regno della vita quotidiana, purtroppo, è colma più che altro di prudenza, di sfiducia e di sospetto.)

03 marzo 2006

Charles Bronson "La legge di Murphy"

L'unica legge di Murphy che conosco è la legge di Jack Murphy. Ed è molto semplice: non rompere il cazzo a Jack Murphy.

Milan Kundera "Il libro del riso e dell'oblio"

Gli venne in mente che la bellezza è una scintilla che scocca quando, all'improvviso, attraverso la distanza degli anni, si incontrano due diverse età. Che la bellezza è l'abolizione della cronologia e la rivolta contro il tempo.

Nous fuirons le repos, nous fuirons le sommeil
Nous prendrons de vitesse l'aube et le printemps
Et nous préparerons des jours et des saisons
À la mesure de nos rêves.
(Paul Éluard)

Quello che conta è che lei non interrompe mai. Sapete com'è, quando due persone chiacchierano. Uno parla e l'altro gli toglie la parola: proprio come me, io... e si mette a parlare di sé, finché il primo non riesce a dire a sua volta: proprio come a me, io...
Questa frase, proprio come a me, io..., può sembrare un'eco di approvazione, un modo per continuare la riflessione dell'altro, ma è un'illusione: in realtà è una rivolta brutale contro una brutale violenza, uno sforzo per liberare dalla schiavitù il proprio orecchio e per occupare con forza l'orecchio dell'avversario. Giacché tutta la vita dell'uomo fra i suoi simili non è altro che una lotta per impadronirsi dell'orecchio altrui.

La grafomania (mania di scrivere libri) diviene fatalmente un'epidemia di massa quando lo sviluppo di una società produce tre condizioni fondamentali:
1) un alto livello di benessere generale che permette alla gente di dedicarsi ad attività inutili;
2) un alto grado di atomizzazione della vita sociale e il conseguente generale isolamento degli individui;
3) una radicale mancanza di grandi cambiamenti sociali nella vita interna alla nazione.
L'effetto, tuttavia, si ripercuote sulla causa. L'isolamento generale crea la grafomania, ma la grafomania di massa rinforza e aumenta l'isolamento generale.

"La capisco benissimo" disse Goethe. "Sono esattamente questi dettagli, un vestito mal scelto, un lieve difetto nella dentatura, un'incantevole mediocrità dell'animo, che rendono viva e vera una donna. Le donne dei manifesti o delle riviste di moda che oggi quasi tutte tentano di imitare non sono attraenti, perché irreali, perché sono una somma di istruzioni astratte. Sono nate da una macchina cibernetica e non da un corpo umano! Amico mio, io le garantisco che la sua provinciale è proprio la donna giusta per un poeta e le faccio le mie congratulazioni!"

Le persone affascinate dall'idea del progresso non intuiscono che ogni passo in avanti è nello stesso tempo un passo verso la fine e che in gioiose parole d'ordine come oltre e avanti si fa sentire la voce lasciva della morte che ci invita a sbrigarci.

Lo sguardo dell'uomo è stato già più volte descritto. Si posa freddamente sulla donna come per misurarla, pesarla, valutarla, sceglierla, in altre parole, trasformarla in oggetto.
Meno not è che la donna non è del tutto disarmata contro questo sguardo. Se viene trasformata in oggetto, essa osserva l'uomo con lo sguardo di un oggetto. E' come se all'improvviso un martello avesse gli occhi guardasse fisso il muratore che se ne serve per piantare un chiodo. Il muratore vede gli occhi maligni del martello, perde la propria sicurezza e si dà un colpo sul dito.
Il muratore è il padrone del martello, ma il martello è in vantaggio sul muratore, perché l'utensile sa esattamente come deve essere maneggiato, mentre chi lo usa può saperlo solo in modo approssimativo.
La capacità di guardare trasforma il martello in essere vivente, ma un buon muratore deve sostenere il suo sguardo insolente e con mano ferma trasformarlo nuovamente in oggetto. Si dice che la donna viva così un movimento cosmico verso l'alto e poi verso il basso: il volo dell'oggetto mutato in creatura e la caduta della creatura mutata in oggetto.
Ma a Jan succedeva sempre più spesso di non riuscire a fare il gioco del muratore e del martello. Le donne lo guardavano male. Gli guastavano il gioco. Era perché in quel periodo avevano cominciato a organizzarsi e avevano deciso di cambiare la condizione secolare della donna? Oppure Jan invecchiava e vedeva in un altro modo le donne e il loro sguardo? Era il modo che cambiava, o era lui?

02 marzo 2006

Anonimo

Perché parlare? Tutto l'amore si dice in un bacio.

Alessandro Baricco "Novecento"

A me m'ha sempre colpito questa faccenda dei quadri. Stanno su per anni, poi senza che accada nulla, ma nulla dico, fran, giù, cadono. Stanno lì attaccati al chiodo, nessuno gli fa niente, ma loro a un certo punto, fran, cadono giù, come sassi. Nel silenzio più assoluto, con tutto immobile intorno, non una mosca che vola, e loro, fran. Non c'è una ragione. Perché proprio in quell'istante? Non si sa. Fran. Cos'è che succede a un chiodo per farlo decidere che non ne può più? C'ha un'anima, anche lui, poveretto? Prende delle decisioni? Ne ha discusso a lungo col quadro, erano incerti sul da farsi, ne parlavano tutte le sere, da anni, poi hanno deciso una data, un'ora un minuto, un istante, è quello, fran. O lo sapevano già dall'inizio, i due, era già tutto combinato, guarda io mollo tutto fra sette anni, per me va bene, okay allora intesi per il 13 maggio, okay, verso le sei, facciamo sei meno un quarto, d'accordo, allo notte, 'notte. Sette anni dopo, 13 maggio, sei meno un quarto: fran. Non si capisce. E' una di quelle cose che è meglio che non ci pensi, se no ci esci matto. Quando cade un quadro. Quando ti svegli, un mattino, e non l'ami più. Quando apri il giornale e leggi che è scoppiata la guerra. Quando vedi un treno e pensi io devo andarmene da qui. Quando ti guardi allo specchio e ti accorgi che sei vecchio.

PierPaolo Pasolini

Nell'ignoranza c'è una grazia che si raggiunge solo ad un elevatissimo grado di istruzione.